Il racconto della nascita della nostra bandiera con il vicepresidente Andrea D’Orfeo
Per un’Associazione come la nostra che si esibisce con bandiere, tamburi e chiarine il disegno del drappo è il bigliettino da visita con cui presentarsi al mondo. Nella nostra storia ci siamo presentati con 3 varianti del drappo, ognuna legata ad un momento particolare dell’Associazione. Oggi parliamo della nascita del disegno che attualmente infiamma le nostre esibizioni con il Vicepresidente Andrea D’Orfeo: una fra le principali mani e menti che hanno contribuito alla sua realizzazione.
Buon Viaggio.
Andrea, partiamo dagli inizi della tua carriera da Sbandieratore: sei entrato che eri un bambino ed ora ci parli da vicepresidente e responsabile del settore bandiere. Sei cresciuto fra questi teli, con quanti drappi hai avuto modo di sbandierare?
Quando sono entrato a far parte del gruppo, 16 anni fa, sbandieravamo con le bandiere a fiamme gialle e rosse e diciamo che il primo Amore non si scorda mai, infatti me lo sono tatuato sulla pelle perché è stata per me una bandiera, un simbolo, sicuramente molto importante. Nell’arco del tempo ho avuto modo di portare in piazza spettacoli anche con bandiere dedicate ad eventi specifici, come per esempio la bandiera con la patrona di Lanciano, la Madonna del ponte, realizzata appositamente per i festeggiamenti dell’8 Settembre. Una strada lunga ed emozionante che mi ha permesso di arrivare alla realizzazione del drappo attualmente in uso, quello con il rosone e le fiamme.
Sei stato una mano fondamentale nel disegno del drappo attuale. Cosa vi ha spinto a cambiare il drappo e quali sono stati i punti fermi del progetto?
Il progetto è partito in un periodo di forte transizione per l’Associazione, durante una riunione a casa dell’attuale presidente onorario Andrea Di Iulio, l’allora Direttivo (composto da Andrea Di Iulio, Andrea D’Amario, Marco Frau, Francesco Ursini, Elisabetta Caporale e Paola Di Muzio) ebbe l’idea di dare un volto nuovo all’Associazione, di reinventarsi in vista anche dell’imminente ventennale dell’Associazione. Lì per lì non ero molto d’accordo. Sarà perché ero molto legato al nostro vecchio di drappo, sentivo questo cambiamento come un tradimento nei confronti dell’amore per i miei colori che avevo provato fino a quel momento. Poi qualcosa è cambiato. Siamo partiti proprio lì: abbiamo fatto bozze, disegni, nottate passate a far combaciare le linee che però non ridavano mai come volevamo. Volevamo qualcosa che attraesse l’occhio, un effetto particolare che rendesse il movimento magnetico per l’osservatore.
La svolta è arrivata quando, dopo svariate ricerche, ci siamo trovati per le mani l’idea del rosone di Santa Maria Maggiore.
Realizzare quel rosone è stato davvero complicato: il primo mese se n’è andato solo per cercare di ridisegnarlo in maniera più fedele possibile! Volevo che fosse facilmente leggibile da lontano e che fosse curato proprio come l’originale. Una volta definito il rosone il resto era tutto in discesa. Mi sono innamorato subito: la vedevo già, vedevo le forme definirsi e i colori brillare con la luce del sole.
Come mai la ricerca è stata così complessa? Qual era il significato principe che doveva venir fuori da questo nuovo drappo?
L’importanza del crescere ma rimanendo legati alle radici, sia storiche che associative. Sulla bandiera sono presenti le fiamme, che ci hanno contraddistinto per tantissimi anni, il giallo e il rosso che ci hanno sempre accompagnato e il blu, colore che era già presente nella primissima versione della prima bandiera e che ora ci riaccompagna verso nuove sfide. Possiamo definire questo drappo come la giusta sintesi tra vecchio e nuovo, fra passato e futuro.
La bandiera, infatti parte dall’angolo interno e si sviluppa verso l’esterno: il centro del rosone si colloca al vertice interno del drappo, la parte più vicina allo sbandieratore, forma un quarto di cerchio con 3 stili di colonne differenti, esattamente com’è nel rosone originale a Santa Maria Maggiore. Una volta superato il doppio colonnato troviamo le fiamme rosse che avvolgono ed elevano il nostro stemma su uno sfondo giallo intenso. A chiudere il drappo c’è una cornice di gigli blu, che riprendono i due gigli dello stemma. E qui possiamo dare una piccola chicca: la bandiera è stata presentata durante i festeggiamenti per i 20 anni di Associazione. La cornice è composta da 20 piccoli gigli blu, uno per ogni anno trascorso dalla fondazione e, nell’angolo superiore, da un giglio più grande che rappresenta quel 21esimo anno che guarda al futuro. Un sguardo, una missione, un sentimento, che dir si voglia, che parte dalle mani dello sbandieratore, dal cuore stesso dell’Associazione e punta prima verso il cielo e infine verso gli occhi e cuore dello spettatore.
Che collegamento c’è fra il disegno del primo drappo e quest’ultimo?
Il forte legame con la storia e il territorio. Il primo drappo ha su di sé gli stemmi dei quattro quartieri della città, e volevamo proprio riprendere questo senso di appartenenza. La nostra storia Associativa si basa su quella che è la storia di Lanciano del 1300. Nel primo drappo troviamo i quattro monumenti che rappresentano la città, noi siamo partiti ovviamente da Santa Maria Maggiore, all’epoca cattedrale della città.
Quali sono state le fasi di realizzazione e chi ha partecipato?
Come dicevamo prima, è nato tutto in riunione con il direttivo: abbiamo sentito questa necessità, abbiamo tirato giù qualche linea guida da mantenere e siamo passati alla fase di ricerca. In questa fase abbiamo cercato ciò che meglio potesse rappresentare la nostra città nel ‘300. Da lì siamo passati ai primi schizzi, i disegni e le bozze. Una volta approvate le bozze finali è passato tutto in mano alla nostra parte grafica per la realizzazione del disegno finale.
Cosa rappresenta il drappo per l’Associazione?
Tutto. Un’Associazione di Sbandieratori, uno sbandieratore per questi colori darebbe tutto. È ciò che ti rappresenta: è l’anima, l’essenza stessa dell’Associazione. Trovare la propria forma, reinventarsi rimanendo sempre se stessi, questa è stata la vera grande sfida. È un qualcosa di troppo grande per cui non potevamo sbagliare: serviva la forma perfetta.
Fino ad ora abbiamo ascoltato un racconto corale, associativo. Andando un po’ più sul personale, quali sono i tuoi riti con le bandiere? Prima di un’esibizione come prepari le bandiere?
Diciamo che sono molto geloso delle “mie”, per così dire, bandiere! Fin da piccolo ho amato questi colori e quando è successo che mi sono trovato a vestire i panni del responsabile bandiere si è accesa in me questa sana gelosia, una sorta di volontà di proteggere i miei colori. Il momento del rifacimento delle bandiere l’ho sempre vissuto come un rito, qualcosa di sacro da rispettare. Ho sempre vissuto questo momento con molto trasporto: è un momento catartico che mi rimette in asse con il mio strumento. Mi rilassa: in quel momento riallineo i miei pensieri e sono pronto a dare il meglio di me. Soprattutto all’alba di un evento importante mi piace ritrovarmi da solo con tutti i trappi da rimontare: è la mia occasione per ripassare gli spettacoli e ragionare su miglioramenti e piccole accortezze da mettere in pratica o grandi rivoluzioni da attuare.
Ora tutti i miei ragazzi mi aiutano nel preparare le bandiere da spettacolo e da prova ma a questo proposito c’è un aneddoto divertente: quando è arrivato il pacco con tutti questi nuovi drappi da montare per la presentazione ho aspettato fino all’ultimo giorno per montarle. Erano arrivate, le guardavo tutti i giorni ma non le ho montate fino al giorno prima. Quel sabato sono venuto in sede e mi sono fatto circa cinque ore chiuso in una stanza per rifarle tutte da solo. Era un evento molto importante, quindi la sede era un posto molto trafficato! Ma mi sono messo di punta e ho impedito a tutti di vederle finché non saremmo arrivati in piazza il giorno seguente. Doveva essere una grande sorpresa, sia per loro sia per me. Un disegno che fino a quel giorno era solo nei miei pensieri ora poteva scorrere fra le mani dei miei ragazzi. Era una sorpresa troppo grande, dovevamo viverla tutti insieme nella nostra Piazza sotto il nostro cielo.
Ci hai detto prima che hai un tatuaggio con la prima bandiera con cui hai sbandierato, è un segno indelebile su di te che non va più via. Come mai questa scelta?
Diciamo che quel tatuaggio significa tanto per me: è una bandiera che vola alta con scritto “ad maiora semper”, che significa sia “verso cose più grandi” sia “sempre più in alto”. L’ho fatto a 18 anni, un anno dopo aver subito un’operazione all’occhio per un incidente durante uno dei nostri allenamenti, fatto per una mia sbadataggine. Quella bandiera mi ha portato dappertutto in Italia e in Europa e sono cresciuto con quei colori, sono chi sono anche grande a quei colori e a quella volontà di migliorarmi sempre, di andare sempre più in alto.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi con questo drappo?
Sicuramente l’obiettivo principale è portare il nome di Lanciano in alto per le piazze di tutto il mondo. Vedere ciò che è stato fatto con le bandiere precedenti e vedere dov’è arrivata quella bandiera, New York, Washington, Spagna, Ungheria, Slovenia, Emirati Arabi! Vedere quella bandiera che ha volato per tutti quei chilometri mi fa venire voglia di far vedere anche questa bandiera a più persone possibili. Altre 100, altre 1000 piazze con gli Sbandieratori e Musici di Lanciano per far apprezzare quest’arte a grandi e piccini.
Il tuo augurio alle prossime generazioni?
A loro auguro di poter fare tutte le esperienze che ho fatto io ed anche di più. Auguro loro di divertirsi, innamorarsi, di capire cosa significa per loro essere sbandieratori, entrare in una piazza e far parte di questa Associazione. Spero veramente che ci sarà qualcuno che un giorno ridisegnerà ancora una volta la bandiera e che ami questi colori così come ho fatto e come sto facendo io.